Un primo maggio diverso ma con lo stesso impegno

Cgil Cisl Uil hanno scelto di celebrare il Primo Maggio organizzando, unitariamente, tre distinti eventi che si svolgeranno presso alcuni luoghi simbolici del mondo del lavoro.

 Il nostro Segretario generale Pierpaolo Bombardieri, sarà davanti alla sede Amazon di Passo Corese, in provincia dì Rieti; il Segretario generale della Cgil, Landini, sarà all’acciaieria AST di Terni; il Segretario generale della CISL, Sbarra, sarà all’Ospedale dei Castelli in località Fontana di Papa in provincia di Roma.

  Lo slogan della giornata del Primo Maggio sarà: “L’Italia Si Cura con il lavoro“.

 In una fase difficile della vita del Paese, in cui c’è bisogno di ripartire nel segno dell’unità, della responsabilità e della coesione sociale, si vuole ribadire unitariamente il valore della centralità del lavoro, per ricostruire su basi nuove il nostro Paese ed affrontare con equità e solidarietà le gravi conseguenze economiche e sociali della pandemia. 

Per far sì che questo primo maggio non sia solo un evento commemorativo che si ripete, oramai non ci si ricorda nemmeno più da quanto, ritengo importante rammentare il perché si festeggia.

La Festa del lavoro – o dei lavoratori – ha una lunga tradizione: il primo “Primo Maggio” nasce infatti a Parigi il 20 luglio del 1889.

  La scelta della data non era casuale: si optò per il 1° maggio perché tre anni prima, una manifestazione operaia a Chicago era stata repressa nel sangue.

A metà del 1800, infatti, i lavoratori non avevano diritti: lavoravano anche 16 ore al giorno, in pessime condizioni, e spesso morivano sul luogo di lavoro.

 Il 1° maggio 1886 fu indetto uno sciopero generale in tutti gli Stati Uniti per ridurre la giornata lavorativa a 8 ore.

La protesta durò 3 giorni e culminò, il 4 maggio, col   massacro di Haymarket una vera e propria battaglia in cui morirono 11 lavoratori.

L’iniziativa superò i confini nazionali e divenne il simbolo delle rivendicazioni degli operai che in quegli anni lottavano per avere diritti e condizioni di lavoro migliori.

Così, nonostante la risposta repressiva di molti governi, il 1° maggio del 1890 registrò un’altissima adesione.

Nel 1947 infine la festa del lavoro e dei lavoratori divenne ufficialmente festa nazionale.

Le ricorrenze del I° maggio quindi sono state legate ad un valore impossibile da disconoscere e sempre da difendere: il Lavoro per tutti, dignitoso ed in sicurezza, come diritto costituzionale.

 Ricordando che nel 1800 i lavoratori non avevano diritti: lavoravano anche 16 ore al giorno, in pessime condizioni, e spesso morivano sul luogo di lavoro, anno per anno sono stati verificati i progressi ottenuti e ribadito e confermato l’impegno per i nuovi obiettivi.

Ma mai come in questo biennio 2020/2021 il termine lavoro è ripetutamente ribadito in ogni momento ed in ogni discussione: lavoro messo a rischio per tanti dalla crisi pandemica; lavoro necessità spesso ritenuta primaria anche prima del diritto alla vita e alla sicurezza; necessità di garantire il lavoro per le giovani generazioni; Lavoro quale necessità che è posta quotidianamente a confronto e alla ricerca di un equilibrio con il diritto alla sicurezza dalla violenza del Covid etc.

Lavoro, espresso come concetto spesso così generalizzato e globale che spesso non si sa più cosa dirne e perfino cosa pensarne.

   Prima di questo periodo pandemico il concetto di lavoro era principalmente assimilato al concetto di qualità.

Le rivendicazioni ribadivano il diritto al Lavoro per tutti ma un lavoro dignitoso, garantito in qualità economica e in diritti.

Un solo anno drammatico sembra aver riportato indietro il tempo quando si era alla ricerca del lavoro come necessità di sopravvivenza. 

Questo non deve accadere.

 La commemorazione che il primo maggio 2021 deve sottolineare è certamente l’affermare che “l’Italia si cura con il lavoro “ ovvero ribadire  la centralità del lavoro quale condizione per ricostruire il Paese ma  interpretando i tempi nuovi e regolandoli, per evitare il fenomeno di trasformare l’occupazione in una gara al massimo ribasso. 

Questa nuova sopravvenuta condizione non dovrà pertanto farci dimenticare le battaglie di qualità che negli ultimi anni sono state portate avanti.

Non dobbiamo dimenticare la problematica del salario minimo e le battaglie conto il diffondersi dei contratti canaglia con clausole economiche e normative a ribasso; la lotta al precariato ulteriormente incrementato dalle necessità della crisi pandemica ; la lotta alla fuga di braccia e cervelli che ogni anno vede circa 300mila unità in fuga verso l’estero o i 10.000 medici emigrati in un decennio; non dobbiamo dimenticare le persone inattive tra i 25 e 29 anni arrivate al 34% ; non dobbiamo dimenticare l’ultimo anello della catena produttiva nazionale, i riders della consegna a domicilio; ancor più non dobbiamo dimenticare le tanti morte sul lavoro dovute alla mancanza di sicurezza che ancora quotidianamente si registrano, anzi in aumento nel periodo Covid.

Come tutti sappiamo noi come Uil siamo impegnati nella diffusione della campagna “Zero Morti Sul Lavoro” che sta dando ottimi risultati in termini di adesione.

In occasione della giornata mondiale della salute e sicurezza sul lavoro del 28 aprile u.s. abbiamo fatto sentire la nostra voce, con una grande mobilitazione virtuale per testimoniare con forza questo impegno “zero Morti Sul Lavoro”, ma l’impegno non può fermarsi, è solo all’inizio.

Nel commemorare il primo maggio dobbiamo ancora continuare a chiedere  come si fa a rilanciare i consumi interni se i salari restano fermi a vent’anni fa.

Noi della UIL FPL dobbiamo ricordarci anche che gli ultimi 15 anni di stipendi hanno punito Sanità e Comuni.

Dal 2005 le buste paga sono cresciute del 1,3% più dell’inflazione ma Salute, Enti Locali sono rimasti indietro.

            Dobbiamo ricordarci che la Pubblica amministrazione che si presenta all’appuntamento con il rinnovo dei contratti   non è tutta uguale. 

            Vista con gli occhi di oggi, provati da un anno di crisi pandemica e concentrati sulla sfida del Recovery, è una gerarchia al contrario.

            Perché ha punito i settori più vitali per affrontare l’emergenza e tentare la ricostruzione: Sanità, Scuola ed Enti Locali.

            Questo dovrà essere il nostro 1° maggio 2021.

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